Una nuova ferita sul Bajkal

 

Attenzione una buona notizia!!! Leggete comunque qui sotto ma nel febbraio 2011 durante il mio ultimo viaggio nel nord del Bajkal ho constatato che i lavori descritti qui sotto sono stati interrotti dopo le proteste della gente locale! La lotta paga!!!

 

Il nord del Bajkal è costituito da un insieme di piccoli laghi, acquitrini, zone paludose attraversate da due fiumi: Verkhnyaya Angara e Kichera. Essi sfociano nel Bajkal attraverso due strette aperture, rispettivamente a nord-est e nord-ovest tra la costa e l’isola Yarki. Yarki è una sottile striscia di sabbia larga al massimo un centinaio di metri e lunga una quindicina di chilometri che rappresenta l’unica barriera divisoria, fragile, tra il lago vero e proprio e la zona paludosa settentrionale. Le paludi conservano un ecosistema particolare (con fauna e flora endemiche), su cui non mi soffermo per mancanza di conoscenze approfondite, che verrà distrutto se sarà portato a termine il progetto di una nuova diga da realizzarsi proprio in questa zona. Da sottolineare il fatto che l’UNESCO ha dichiarato tutta quest’area come patrimonio dell’umanità…

 

Il piano prevede la realizzazione di uno sbarramento che andrà a chiudere la foce dei due immissari settentrionali e costituirà un bacino per la produzione dell’energia idroelettrica (da vendere poi ai cinesi, dicono i locali). Probabilmente Yarki cesserà di essere un’isola e sarà inglobata nella diga stessa. Tutto ciò è già in atto, sotto alla cartina potete vedere con i vostri occhi foto dei camion che rovesciano terra incessantemente nel lago e sulla costa ovest la nuova barriera è ormai arrivata a pochi metri da Yarki!!!

 

Alla gente del posto non servirà a nulla questo progetto, anzi c’è il pericolo che ad ogni disgelo le acque del bacino salgano cosi tanto da inondare alcuni villaggi sulla costa nord, situati a monte del bacino stesso. Non è stato chiesto il parere della popolazione locale né è stato spiegato alcunchè. Andando oltre c’è da chiedersi a cosa servirà questa energia elettrica prodotta sfregiando un ecosistema: per accendere le luci di una discoteca in più a Mosca o Irkutsk? Per essere venduta a qualche spicciolo alla Cina? Per semplicemente cercare un’occasione di business per la compagnia privata che costruisce la diga?

 

 

 

La cartina che incollo qui sotto è della zona di cui sto parlando, in scala 1 cm = 2 km. Cliccaci sopra per ingrandirla e vederla con le spiegazioni che ho soprascritto su di essa.

 

                                             

 

Qui sotto le foto che documentano ciò che sta avvenendo. Le metto nude e crude, senza commenti…

 

 

               

                                                   La barriera di terra, i camion, la polvere sollevata, primi passi per la diga in costruzione

 

 

 

    

       Nizhneangarsk con davanti l’immagine dei lavori

 

 

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