La regione autonoma ebraica
nell’estremo oriente russo
La
Siberia è una macro-regione immensa, che racchiude al suo interno infinite
possibilità di conoscenza, percorsi, storie, leggende e migliaia di luoghi
interessanti. Però, nell’immaginario collettivo della maggior parte delle
persone, il termine Siberia esemplifica soltanto qualche scomposta nozione
geografica e storica, a dispetto della ricchezza che si nasconde dietro ad un
primo ed affrettato sguardo complessivo. Per quanti invece hanno la pazienza ed
il desiderio di approfondirne la conoscenza, ecco che emergono tutte le
possibilità ed i tesori nascosti che può regalare questa regione. Il patrimonio
storico, culturale, etnografico, naturale, religioso offre sempre nuovi spunti
e infinite opportunità e cattura la mente e l’anima di quanti sono in grado di
esserne colpiti.
Non
esiste, a mio parere, la possibilità di poter dire di conoscere la Siberia,
perché i luoghi e le storie da investigare rappresentano un complesso
material-metafisico vasto più dell’estensione delle sue terre. Non può bastare
una vita umana per poter affermare di aver indagato tutti gli angoli
significativi della Siberia.
Questo
discorso introduce il contenuto di queste pagine, che vogliono essere solo
un’infarinatura ed uno spunto per quanti poi siano interessati ad approfondire
davvero l’argomento.
Ecco
dunque qualche notizia su una delle storie contenute nel caleidoscopio
culturale siberiano: la regione autonoma ebraica, la “prima Israele”.
Foto della città di Birobidzhan, capoluogo della regione: 1 2 3
Per
approfondimenti: Vitale A. (2005) La
regione ebraica in Russia. Giampiero Casagrande editore
Storia della Regione autonoma
ebraica nell’estremo oriente russo
Localizzazione
La
regione si trova nel Dalnyj Vostok russo (estremo oriente), lungo il corso del
fiume Amur; si tratta di un fazzoletto di terra posto tra la regione di
Khabarovsk, l’Amurskaya oblast e
Storia - 1
Nel
1858 l’attuale territorio della regione autonoma ebraica era stato annesso alla
Russia e i Cosacchi ne avevano iniziato la colonizzazione. Attraverso
concessioni e privilegi da parte dello zar, i Cosacchi divennero di fatto
custodi dei confini dell’impero, anche in questa regione di confine.
Nel
1928 i primi coloni ebraici giunsero qui dalla Russia europea. Erano artigiani,
intellettuali, piccoli commercianti, gente dunque priva di esperienza agricola.
All’arrivo, dopo il lungo viaggio in treno, il loro iniziale entusiasmo,
dettato dalla concreta possibilità finalmente intravista di avere una propria
terra dove vivere in pace e lontano dalle difficoltà che essi incontravano
anche nella Russia sovietica, veniva smorzato dalle dure condizioni di vita e
dall’ostilità dei luoghi. Niente strade, paludi ovunque e l’asprezza della
taigà, inadatta all’agricoltura. A dispetto di quanto pubblicizzava la
propaganda sovietica per invogliare gli Ebrei a trasferirsi in questa remota regione,
i coloni non trovarono nulla già pronto per l’insediamento. Le infrastrutture,
che avrebbero dovuto essere già predisposte, non esistevano. Le cifre sono
emblematiche: nel
Dunque,
malgrado le difficoltà, la creazione e le conquiste di questa regione ebbero
grande influenza sulle masse ebraiche. I successi e le prospettive di questa
zona vennero propagandati in Bielorussia ed Ucraina tra la popolazione ebraica,
per invogliare altre persone al trasferimento. L’URSS spingeva per popolare
questo lembo di terra poco difendibile al confine con
La colonizzazione
È da
sottolineare il carattere volontario delle prime ondate di colonizzazione di
questa regione. Fra il 1928 e 1933 arrivarono circa 22.000 persone attratte
dalle prospettive offerte. Diversi erano gli stimoli. Uno tra i più importanti
era quello del mito della patria nazionale ebraica per gli ebrei sovietici. La
propaganda insisteva sull’importanza di emigrare per creare una entità politica
basata su principi socialisti e non religiosi, ma per gli ebrei era comunque
importante il fatto di avere la possibilità di crearsi un proprio spazio
nazionale, mediante una sorta di esilio volontario dai paesi dell’URSS
occidentale. Quelli che volevano conservare la propria cultura e preservare
l’identità nazionale ebraica avevano un’altra ragione che spingeva a spostarsi:
la possibilità in quelle terre lontane di evitare o perlomeno di subire in modo
meno pressante l’assimilazione agli ideali sovietici.
Negli
anni Cinquanta, dopo aver constatato il sostanziale fallimento di
un’emigrazione su larga scala nella regione, Stalin spinse per la deportazione
degli ebrei, ma con la sua morte questi piani vennero accantonati.
Comunque
è importante ribadire il carattere volontario dei primi anni dell’emigrazione.
Il governo promise finanziamenti per ogni colono, derrate alimentari, case,
aiuti. Anche se poi queste promesse si limitavano al pagamento del
trasferimento i treno, alcuni coloni decisero lo stesso di stabilirsi,
nonostante le dure condizioni di vita e di lavoro. Il primo villaggio nato
dalla taigà, attorno inizialmente a qualche tenda e poi a qualche casa di
legno, fu Waldheim (in lingua yiddish significa “casa nel bosco”). Poi fu
creata Birobidzhan. Dopo qualche anno venne condotta la bonifica di parte dei
terreni paludosi, quindi si potè cominciare a coltivare. Tutto ciò non deve far
dimenticare, però, come la maggior parte dei primi coloni fece ritorno
all’ovest, non intendendo vivere in questa terra. Uno dei tormenti più
significativi, citati dalle testimonianze dei coloni e che rappresentò un
motivo per cui molti abbandonarono la regione è rappresentato dal flagello
delle zanzare. Il clima continentale, con inverni in cui si potevano
raggiungere i - 40°, alluvioni estive, estesa presenza di paludi, contribuì a
far cambiare idea a parecchie persone. Il 60% di quanti giunsero qui tra il
1928 e il 1933 decise di tornare indietro. Nonostante il nome della regione, la
componente ebraica della popolazione qui presente non superò mai il 5% del totale della popolazione ebraica
dell’URSS.
Perché la spinta alla colonizzazione?
C’è da
analizzare un poco più nel dettaglio i motivi che spinsero l’URSS a cercare la
colonizzazione. Uno di questi può essere ravvisato nel tentativo di “spostare”
la presenza ebraica, in fondo mai del tutto ben vista nemmeno dal potere
sovietico, in un luogo lontano e periferico. Poi vi è anche la tendenza
dell’URSS ad apparire in maniera positiva sulla scena delle relazioni
internazionali, per questo motivo si era ipotizzata, con questo progetto, anche
la ricerca di un possibile rapporto con l’Ebraismo mondiale, molto influente in
USA e possibile interlocutore “politico” con cui rapportarsi. Ma altre ragioni
molto più concrete imponevano la necessità di popolare le terre dell’estremo
oriente siberiano: cercare di portare persone (e quindi anche truppe) in
territori minacciati dai piani aggressivi giapponesi; presidiare le zone di
confine con la Cina ed il percorso della Transiberiana.
Storia- 2
Esistono
dunque almeno due grandi periodi in cui suddividere la storia di questa
regione. Uno è quello iniziale, dell’entusiasmo e della convinzione della
possibilità di creare una patria ebraica in questo angolo di Siberia. Poi,
soprattutto dopo
I semi
dello “smantellamento” del progetto politico della regione si può già
ritrovare, paradossalmente, pochi anni dopo l’inizio del progetto stesso e
rappresentano il comportamento ambivalente con cui lo stato sovietico si
rapportava alla costruzione della regione: nel 1938 vennero chiuse dal governo
le principali istituzioni ebraiche; l’NKVD (la polizia politica segreta)
rilasciava o meno le autorizzazione a stabilirsi nella zona, eliminando dunque
ogni carattere volontario dell’insediamento. La sensazione della creazione di
un ghetto a migliaia di km dal cuore politico dell’URSS era sempre più
palpabile. Gli anni del grande terrore non risparmiarono neppure queste lande
lontane. Le personalità di spicco della comunità e della vita culturale furono
colpite da arresti ed esecuzioni. Nel 1941 furono chiuse tutte le scuole in
yiddish. Non esisteva dunque più nemmeno l’idea di una possibile “autonomia”
della regione ebraica “autonoma”. Il senso stesso del progetto su cui avrebbe
dovuto costruirsi la regione era andato distrutto con l’eliminazione fisica di
quanti avevano partecipato alla prima colonizzazione e di quanti erano a capo
delle varie istituzioni locali.
Nel
1959 vivevano nella regione solo 14.000 ebrei. Negli anni Settanta iniziò
l’emigrazione di massa verso Israele. Nel 1978 venne autorizzata la ripresa
della cultura ebraica a Birobidzhan.
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approfondimenti: Vitale A. (2005) La
regione ebraica in Russia. Giampiero Casagrande editore
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